La vera storia di Blue Moon

Blue Moon è una celebre canzone il cui motivo è stato scritto nel 1934 da Richard Rodgers e da Lorenz Hart. Tradotta nella versione di Carlo Buti come Luna Maliconica (1934) ebbe un grande successo anche in Italia.

Rodgers e Hart erano alla MGM (Metro-Goldwyn-Mayer, una storica compagnia privata di cineproduzione degli Stati Uniti d'America) nel 1933 quando, per la realizzazione del film musicale Hollywood Party, idearono un numero in cui Jean Harlow doveva cantare una preghiera. Il motivo era quello di Blue Moon, ma il testo era diverso. Questo numero non venne mai realizzato, la canzone rimase inedita fino al prossimo film musicale: Manhattan Melodrama (titolo italiano: Le due strade). Per questo film i due autori scrissero un nuovo testo intitolato It’s Just That Kind Of Play con stesso motivo di Blue Moon, ma in fase di montaggio il brano viene tagliato e, per la seconda volta, rimane in un cassetto.

Rodgers trova il motivo molto riuscito, persuade Hart a riscriverne i versi ancora una volta e affida il brano a Shirley Ross. The bad in every man, questo il nuovo titolo, non ottiene alcun successo, e i due autori sono ormai rassegnati a gettare nel cestino la loro composizione.

È a questo punto che entra in scena Jack Robbins, direttore della casa di edizioni musicali che faceva capo alla MGM. Secondo lui il brano può funzionare, purché venga edito un testo più commerciale e accattivante e un titolo più incisivo. Fu quasi impossibile convincere Lorenz Hart a rimettere le mani sulla sfortunata creatura, ma il risultato finale fu quello che oggi tutti conosciamo.

In pochissimo tempo Blue Moon diventa uno standard: per la melodia semplice e per la sequenza armonica che permette infinite variazioni, molti jazzisti la fanno propria: da Louis Armstrong a Dizzy Gillespie, da Django Reinhardt a Oscar Peterson e moltissimi altri. I grandi vocalist ne danno interpretazioni indimenticabili: Billie Holiday, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald.

Anche sul versante "pop" le versioni sono numerose: un Elvis Presley esordiente la incide nel 1954 per la Sun Records, ma la vera rivoluzione avviene nel 1961 con i Marcels, gruppo doo-wop che ne fa un cavallo di battaglia, con vocalizzi che scandalizzano i puristi, ma soprattutto fanno infuriare Richard Rodgers.

I Marcels lo avevano registrato quasi per scherzo, come riempitivo in una sessione che prevedeva l'incisione di quattro pezzi, laddove loro ne avevano preparati solo tre. Il nastro venne affidato al leggendario DJ "Murray The K" che volle l'esclusiva del brano e lo mandò in onda in anteprima ben 26 volte in una sola giornata. Così, il "bomp-baba-bomp-dip-dada-dip" entra nella testa dei teenagers americani e vende un milione di copie.
Altre versioni celebri saranno quelle di Bob Dylan e di Rod Stewart.

In Italia la prima cover arriva da Carlo Buti nel 1934, a seguire ricordiamo quelle di Milly, Fernando Orlandis, Trio Dover, Miscel, Nilla Pizzi, i Brutos (che rifanno in italiano la versione dei Marcels), Nico Fidenco e, ultima in ordine di tempo, quella di Antonella Ruggiero del 2005.

 

Pubblicato il 06/11/2017, 22:44